A tavola con il cancro

La ricerca scientifica negli ultimi anni si è fortemente incentrata sul ruolo dell’alimentazione nei confronti del tumore al seno, sia in fase di prevenzione sia in supporto alla chemio e radioterapia, rappresentando elemento fondamentale alla lotta di questo male.
Uno dei più grandi studi effettuati sul rapporto tra alimentazione e tumori è senz’altro l’European Prospective Investigation Into Cancer and Nutrition, uno studio multicentrico prospettico di coorte, considerato il più affidabile nello studio dell’associazione tra dieta e cancro, che ha preso in considerazione oltre 500 mila persone provenienti da dieci paesi europei ed effettuato con un enorme investimento in termini sia di ricercatori coinvolti che di risorse utilizzate.
Sia il grasso viscerale, quanto il sovrappeso e in particolar modo l’aumentata circonferenza addominale sono importanti fattori di rischio da allontanare più possibile.
Avere una circonferenza addominale maggiore di 80 cm nella donna e ancor più, superiore agli 88 cm è maggiormente collegato alla presenza di tumori e malattie cronico degenerative, oltre ad aumentare la possibilità di avere un evento cardiovascolare. Per questo tutte le donne che abbiano ricevuto una diagnosi di tumore al seno, dovrebbero capire che essere seguite da specialisti in scienza dell’alimentazione, anche se all’apparenza non accumulano grasso sottocutaneo, diventa indispensabile.

Il ruolo degli zuccheri nei tumori

I pericoli maggiori, come avviene per le malattie metaboliche, sono legati ad una alimentazione e ad uno stile di vita errato, compresa la sedentarietà, che favoriscono l’infiammazione dell’organismo, e si collegano a insulino resistenza, elevati livelli di glicemia e stimolazione dei fattori di crescita cellulare. Gli alimenti maggiormente incriminati nella genesi di infiammazione dell’organismo sono gli zuccheri, capaci di innalzare l’insulina e stimolare la produzione di cellule infiammatorie. Questo non significa eliminarli, ma cercare di studiare personalmente un’alimentazione compatibile con lo stile di vita, i gusti, le abitudini della paziente.
Bisogna stare molto attenti a scambiare la dieta mediterranea, basata su sobrietà e movimento, varietà e buon senso, con una alimentazione basata su carboidrati come riso, pane industriale, miele, patate, dolci e marmellate, che avendo un elevato indice glicemico, potrebbero comportare da soli un aumento del rischio di recidive.
Anche gli alimenti ricchi di acidi grassi omega 6 producono potenziale pro infiammatorio. Per questo ad esempio bisogna stare molto attenti ad utilizzare spesso frutta secca, con la possibilità di alterare il normale rapporto tra acidi grassi omega 3 e appunto gli omega 6.
I primi sono antiinfiammatori e sono presenti soprattutto nel pesce selvaggio (es. salmone), nel pesce azzurro, come anche in alcuni vegetali (es. semi e olio di lino, ma anche nelle noci, che contengono anche omega 6).

I tumori, le proteine e il latte

Bisogna stare poi attenti al consumo di proteine. L’alimentazione deve essere in perfetto equilibrio. Infatti mangiare troppe proteine facilita la produzione di fattori di crescita cellulare come le IGF-1, che vengono tirate in ballo in presenza di un abuso di alimenti di origine animale e in particolare il latte, che andrebbe consumato raramente in presenza di tumore al seno, se non escluso.
Spieghiamo meglio questo dato. Chi consuma abitualmente latte tende ad avere nel sangue livelli più alti di IGF-1 (che risulta più elevato nelle donne malate di tumore al seno).
Essendo inoltre il latte una bevanda contenente al suo interno zuccheri (lattosio), favorisce l’aumento dei livelli di insulina, cofattore di crescita che incide anche sulla produzione di alcuni ormoni sessuali chiamati estrogeni, implicati nel tumore al seno, che accrescono la penetranza dei geni BRCA, oncosoppressori che risultano mutati nel carcinoma della mammella. Per questo ad essere sotto accusa nell’alimentazione di pazienti con diagnosi di tumore al seno, sono soprattutto alimenti quali il latte intero, burro, formaggi stagionati e creme, che in presenza di un maggior tenore di grassi potrebbero favorire maggiormente le recidive. Le linee guida sulla sana alimentazione italiana comunque parlano di 1-3 porzioni al giorno di latte e derivati, dove per singola porzione si intende: 125 ml di latte (a basso contenuto di grassi), 100 grammi per formaggi freschi e yogurt, 50 grammi per i formaggi stagionati.
Ricordiamo che il latte rappresenta una fonte inesauribile di calcio, vitamina D e minerali, oltre che di proteine di alto valore biologico, ed è fondamentale non solo nell’infanzia ma in tutto il processo di crescita del bambino e dell’adolescente.
Da adulto, come avviene per qualsiasi altro alimento, è legato soprattutto all’abitudine e alla tradizione. Non esistono del resto alimenti indispensabili e insostituibili. L’alimentazione è una visione d’insieme e deve essere fatta in equilibrio e in accordo con il terapeuta.
Scegliendo alimenti di questo gruppo comunque, sarebbe meglio optare per latte e derivati provenienti da allevamenti al pascolo ed estensivi, meno ricchi di grassi saturi e con una maggiore componente di acidi grassi polinsaturi.
Gli studi condotti finora hanno inoltre evidenziato che la presenza di estrogeni è maggiormente presente nel latte derivante da mucche provenienti da allevamenti intensivi nelle ultime settimane di gravidanza.

Grassi saturi tumori e recidive

Anche i grassi saturi sono fortemente implicati nella genesi del tumore al seno e delle recidive. Questo significa evitare il consumo abituale di carni processate come le salsicce e salumi, lardo e strutto; formaggi stagionati, ma soprattutto snack salati e dolci. Consumare elevate quantità di grassi saturi aumenta il rischio di sviluppare un tumore al seno soprattutto nelle donne con i sottotipi tumorali che presentano recettori positivi per gli estrogeni (ER+) e per il progesterone (PR+) e con recettori negativi per il fattore di crescita dell’epidermide (HER2).
Senza fare terrorismo alimentare, come avviene per altri cibi, non significa eliminarli del tutto, tenendo conto che è impossibile e soprattutto che il cibo significa socializzazione, ma sarebbe utile trovare il giusto mix tra acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi, che svolgono un ruolo protettivo.

L’alimentazione per il paziente affetto da tumore


L’alimentazione della paziente affetta da tumore al seno dovrebbe essere in prevalenza di origine vegetale, dove frutta, semi oleaginosi, verdura, legumi e cereali integrali o in chicco giocano un ruolo preponderante. Questo comporta un grosso carico di sostanze antiossidanti come il licopene, presente nel pomodoro, i carotenoidi, presenti appunto nelle carote ma anche nelle patate dolci, la zucca, il cavolo riccio, i peperoni e in alcuni frutti come la papaya. Da non dimenticare poi il contributo di cibi contenenti flavonoidi (come tè e broccoli), acido folico e antocianine (mirtilli).
In particolare, in presenza di tumore, è molto utile consumare maggiori quantità di crucifere (broccoli, cavolini di Bruxelles, cavoli, cavolfiori), poiché contengono una sostanza chiamata indolo-3-carbinolo, capace secondo degli studi in vitro di bloccare o rallentare la crescita delle cellule tumorali.
Mangiare più vegetali significa anche aumentare il consumo di fibre. Soprattutto in menopausa e in premenopausa sarebbe utile aumentare ad almeno 25-30 grammi di fibra al giorno l’apporto ideale. Naturalmente bisogna stare attenti alle quantità di frutta, la quale potrebbe contenere anche molti zuccheri capaci di squilibrare l’equilibrio a favore dell’infiammazione. Alcuni tipi di frutti poi, contenendo elevate quantità di poliammine (che favoriscono la proliferazione delle cellule di tutto il corpo), potrebbero essere a rischio, sebbene gli studi scientifici condotti finora non abbiano dato alcuna certezza. Tra questi alimenti ricordiamo soprattutto arance e pompelmi. Un elevato consumo di verdura inoltre, diminuirebbe il rischio di tumore del seno. In particolare tale riduzione è significativa per alcuni sottotipi tumorali con recettori negativi per gli estrogeni (ER-).
Controverso è il rapporto tra legumi e tumori, sebbene contengano elevate quantità di fibra e siano fondamentali nella prevenzione. In particolare, sarebbe opportuno, nelle donne che hanno già ricevuto la diagnosi di tumore al seno, non esagerare con i legumi e in particolar modo con la soia, la quale contiene fitoestrogeni (lignani e isoflavoni), che hanno una composizione chimica simile a quella dei più conosciuti ormoni sessuali femminili.
Sebbene non vi siano studi di certezza, alcuni ricercatori ipotizzano che un eccessivo consumo di questo legume, potrebbe comportare un aumento del rischio di recidive. In assenza di studi di certezza e chiari, si preferisce rimanere cauti e far notare questo a persone che scelgono di seguire un’alimentazione vegetariana o vegana.
In realtà, alcuni dati dicono che nelle donne in post menopausa potrebbero recare un abbassamento del rischio, mentre nessun effetto si avrebbe in pre menopausa. Rimane il fatto, che essendo il tumore al seno ormono sensibile, la presenza di estrogeni naturali potrebbe avere un ruolo, che al momento non è ancora chiaro.
Nel complesso bisogna ricordare anche il ruolo pro infiammatorio e pro tumorale del fumo di sigaretta, della sedentarietà, dell’alcool e di alcune tipologie di cottura del cibo che potrebbero generare la trasformazione di cellule tumorali.


Il tumore al seno, per moltissime donne, rappresenta una vera piaga e un mostro da combattere in ogni istante della vita. I numeri ci dicono che si tratta di una neoplasia molto frequente e molti di noi conoscono intorno a loro o in famiglia, casi di donne colpite da questo male.
Si stima che in Italia, ogni ora vengono scoperti 5 nuovi casi di tumore al seno. Questo significa che ogni anno le nuove diagnosi sono poco meno di 50 mila. Basti pensare che sono circa 500 mila le pazienti che hanno alle spalle una diagnosi.
Oggi si stima una guarigione completa vicina al 90%, soprattutto se il tumore è diagnosticato in tempo e quindi grazie alla diagnosi precoce (solo 20 anni fa era circa il 50% e l’obiettivo nei prossimi anni è arrivare alla guarigione totale.), ma notevoli sono anche le conoscenze che permettono di evitare le recidive. Non rimane che batterlo sul tempo!