Una spremuta di chiacchiere

Come ogni anno, all’arrivo dell’inverno, impazzano sui giornali articoli promozionali sulla “prevenzione e cura del raffreddore e dei malanni stagionali”, al pari di quello che succede in estate quando i media ci dicono di “non uscire nelle ore più calde, mettere i piedi nelle fontane e mangiare tanta frutta e verdura”, come se nel resto dell’anno ognuno di noi potesse mangiare quello che gli passa per la testa.

Purtroppo oggi la ricerca farmacologica è fortemente incentrata sulla produzione di integratori, che nella maggior parte dei casi non hanno nessun efficacia dimostrata. Molti pazienti, senza aver ricevuto alcuna diagnosi, si recano da soli in farmacie, parafarmacie, negozi specializzati e supermercati ad acquistare possibili rimedi miracolosi per allungare la loro vita e per prevenire o curare i loro mali. Naturalmente, grandi complici di questo marketing della salute sono i medici disinformati, ma come avviene per il cibo, gran parte di quello che acquistiamo dipende principalmente dalla pubblicità e dalla nostra volontà. Abbiamo una smodata corsa al naturale e alla medicina alternativa e l’industria del farmaco e alimentare, non possono rimanere a guardare la nostra voglia di investire in qualcosa di diverso dalla dimostrazione scientifica.
Per questo da anni diversificano i loro investimenti, dal biologico al naturale, dall’omeopatia agli integratori alimentari, consapevoli che in una società del troppo e delle fobie, si spenderanno sempre più soldi per cose inutili, se non dannose.

Sono molte le persone che si scagliano contro la “chimica”, come se in natura esistessero prodotti già confezionati che possiamo assumere senza problemi, tra cui creme e supplementazioni. I principali veleni presenti in natura sono proprio naturali. Basti pensare alla cicuta, alla solanina, alle tossine alimentari. Lo sapevano bene i Borgia, come anche Paracelso che disse “tutto è veleno”. Ovvero, ogni sostanza “chimica” o “naturale” può essere la soluzione migliore alla vita, ma allo stesso tempo anche la principale arma di distruzione dell’uomo. Proprio per questo, da sempre la chimica e la biochimica studiano il dosaggio di qualunque sostanza noi possiamo ingerire, stabilendone ad esempio la DGA (dose giornaliera ammissibile) o il dosaggio terapeutico.

Molte persone, acquistano ogni giorno migliaia di confezioni di integratori, senza la minima idea di quale sia il dosaggio terapeutico utile alla loro causa. Ma questo non importa ne a chi produce, ne a chi vende. La maggior parte delle persone guarisce grazie all’effetto placebo, altri grazie al naturale decorso di una malattia o un disturbo, alcuni grazie alla reale efficacia di quel rimedio.
Per molti disturbi che non hanno conseguenza letali oggi non ci rivolgiamo giustamente più al medico, perché a informarci basta la libera pubblicità di alcuni farmaci da banco e di integratori, meglio se 100% naturali (quindi sani?) oppure i numerosi volantini presenti all’interno di studi medici, dentisti, nutrizionisti, insieme alle riviste patinate che tra un articolo e l’altro richiamano la nostra attenzione sulla possibilità di combattere malattie “mortali” come l’invecchiamento, la calvizie, la cellulite, il raffreddore. Già. In questo periodo il raffreddore la fa da padrone.

Come non ricorrere al vecchio rimedio della nonna che ci permette con una bella serie di spremute d’arancia di evitare un fastidiosissimo male, proprio nel periodo più bello dell’anno?
Del resto, le nonne si sa, sono esperte studiose di farmacologia e fisiopatologia. Il raffreddore è sempre esistito: cosa ci andiamo a fare dal medico o farmacista? E perché la spremuta sarebbe tanto miracolosa? Ma è chiaro: si tratta di una carica di vitamina C, una vitamina la cui assenza in passato (anche ai tempi in cui le nonne erano bambine povere e malnutrite a causa della guerra), causava una malattia chiamata scorbuto, conosciuta anche ai tempi di Ippocrate.

Il nome scientifico della vitamina C è infatti acido ascorbico (o ascorbato) e la sua connessione a questa patologia avvenne grazie a James Lind, un medico che ne spiegò le basi nutrizionali.
Nei secoli precedenti si osservò che tale patologia si presentava soprattutto nei marinai e nei marcanti che navigavano per mesi senza assumere frutta e verdura fresche e dopo la scoperta della connessione di tali problemi alla vitamina C, tutti gli equipaggi inglesi iniziarono a “curarsi” con una dose giornaliera di succo di limone.Oggi sappiamo molto di questa vitamina idrosolubile (ovvero solubile in acqua). Siamo consapevoli che è essenziale (cioè dobbiamo assumerla con l’alimentazione) per il nostro organismo ed è massima nella frutta fresca appena raccolta e viene persa con la cottura delle verdure (a meno che non utilizziamo cotture particolari o riutilizziamo l’acqua di cottura nella quale essa è disciolta).

Le principali fonti alimentari sono i peperoni (gialli e rossi) e il peperoncino, il timo e il prezzemolo, gli agrumi (specialmente la loro buccia, che molti utilizzano per la produzione di dolci natalizi), il kiwi, il litchi e i broccoli (come tutte le brassicacee).

Il suo fabbisogno nei bambini è circa 40-50 mg al giorno e circa 100 mg al giorno negli adulti. Il suo assorbimento avviene soprattutto a livello dell’intestino tenue, ma sappiamo che il nostro organismo non ne riesce ad assumere grandi quantità e accumularle (ipofisi e surrene), per cui non ha senso prenderne dosi superiori a quelle necessarie, perché la quota che non viene assorbita viene eliminata con le urine.
Per evitare lo scorbuto tra l’altro, basta assumerne tra l’altro dosaggi vicini a 10 mg al giorno e in un kiwi ad esempio ce ne sono circa 60-70 grammi.

Fare una alimentazione “normale”, senza credere alle sciocchezze che ci proprina il complottismo e la pubblicità spudorata degli integratori, significa oggi prenderne anche in eccesso, tenendo presente che il nostro modo di mangiare oggi e l’abbondanza, fanno in maniera che dobbiamo difenderci da troppo piuttosto che da troppo poco. Sono molto favorevole a rispettare la stagionalità dei prodotti, per il semplice fatto che a mio giudizio hanno un sapore e una maturazione migliore, sebbene non dobbiamo cadere nel tranello delle ossessioni dei nutrienti. Per questo mangiare a fine pasto un frutto, magari un agrume, un kiwi o anche una mela, a cui aggiungiamo il prezzemolo come spezia per cucinare magari i broccoli, significa fare il pieno di questa vitamina, anche se la cottura ne dimezzasse il contenuto. Nessuno oggi è carente di vitamina C, a meno che eviti di mangiare i vegetali. Per questo il consumo di integratori di acido ascorbico è del tutto inutile (alla fine dell’articolo trovere 4 recenti Review che dimostrano tale affermazione), soprattutto per il fatto che oggi molte bevande ne sono addizionate.

Naturalmente prendere un sovradosaggio di vitamina C non causa nulla, ma è bene non buttare soldi inutili, convincendosi di proprietà miracolose come quella di prevenire i malanni stagionali e il raffreddore. Sappiamo che sono diverse le funzioni di questa sostanza. È un importante antiossidante che contrasta l’eccesso di radicali liberi (pensate però che una sola sigaretta ne produce miliardi!) che facilitano l’invecchiamento del corpo. Ma la sua funzione più conosciuta è quella di favorire l’assorbimento di ferro dagli alimenti, cambiandone il suo stato di ossidazione. (per quello è utile spremere succo di limone sugli spinaci, sulla carne o su altri alimenti contenenti ferro). Non va dimenticato poi che partecipa alla formazione di adrenalina e noradrenalina (chiamati anche catecolamine) e alla formazione del collagene.

Riguardo il raffreddore però, non esiste attualmente nessuno studio che affermi con certezza che la vitamina C possa migliorare il raffreddore come possa essere di aiuto al miglioramento della performance fisica, all’attenzione e al senso di spossatezza (a meno che le persone non presentino delle carenze, che vanno però diagnosticate con un dosaggio!). Questo naturalmente non significa che bisogna evitare di prepararsi una bella spremuta d’agrumi, anzi! Bisogna però tener conto che, soprattutto oggi dove impazza la moda degli estrattori e dei succhi detox, assumere frutta senza la fibra è pericoloso per la glicemia e l’insulina. Il fruttosio presente in tutta la frutta infatti agisce allo stesso modo del normale zucchero e non è mai una buona alternativa sostituire il frutto intero con una bevanda a base del suo succo, specie nei diabetici e nelle persone in sovrappeso.

A tal proposito però è giusto sfatare il mito che bisogna bere la spremuta d’arancia appena preparata, per la possibilità di perdere la vitamina C. Infatti, ribadendo il concetto che di tale sostanza ne assumiamo fin troppa con la nostra normale alimentazione, è stato dimostrato in uno studio del 2002 che la spremuta mantiene inalterati i benefici per la salute
perché continua a contenere acido deidroascorbico (meglio però consumarla entro 12 ore e conservarla in frigo), che ha proprietà analoghe alla vitamina C e il contenuto di tale vitamina viene ridotto in maniera del tutto trascurabile.

Bisognerebbe solamente fare attenzione alle persone che soffrono di esofagite, poiché il passaggio del pH acido del succo di agrumi (specie limone, che magari va diluito con acqua per ridurne il potenziale) lungo le pareti dell’esofago, potrebbe dare problemi di infiammazione, mentre per coloro che soffrono di gastrite o problematiche intestinali non ci sono controindicazioni, dato che il ph acido dello stomaco (a meno che non facciamo abuso di antiacidi), distrugge tutto quello che arriva in quella sede. L’abitudine di fare incetta di compresse di vitamina C ad alto dosaggio, viene soprattutto dagli USA, grandi consumatori di integratori e pillole di ogni genere (metà della popolazione statunitense prende integratori alimentari regolarmente e quotidianamente), dove da sempre impazza la mania di prevenire farmacologicamente ogni male.

Sono state le pubblicazioni divulgative di Pauling alla fine degli anni 60, ad associare la cura del raffreddore all’ingestione di acido ascorbico e questo mito persiste ancora oggi, grazie al fatto che ci sono numerose persone che tentano questa strada, riferendo che da quando prendono la vitamina C non incappano nel raffreddore. Come se le testimonianze di una o molte persone fossero un dato scientifico, senza prendere in considerazione chi fa incetta di tale sostanza e si ammala ugualmente, se non di più.
Pauling era uno di quei scienziati che inseguiva il mito dell’eterna giovinezza e fu convinto da un suo collaboratore, che assumendo circa 3 grammi al giorno di vitamina C, la sua vita sarebbe migliorata. In seguito dichiarò che non solo si sentiva più vivo e in salute, ma i suoi raffreddori annuali erano addirittura spariti. Negli anni successivi sperimentò su se stesso dosi sempre crescenti di questa vitamina, arrivando fino a 18 grammi al giorno, pubblicando in seguito un libro (divulgativo e non scientifico) in cui incoraggiava le persone ad assumere almeno 3 grammi al giorno di acido ascorbico, facendo presa su un pubblico ignorante e desideroso di aver trovato una ricetta miracolosa (un po’ come avviene oggi per molti cibi, integratori e diete popolari, che non fanno altro che accelerare la crescita e lo sviluppo di attività commerciali in questo campo).
Bisogna però tener presente che, sebbene non vi siano riscontri oggettivi di miglioramenti dello stato di salute a questa integrazione, in passato il National Institute of Health suggerì di non assumere più di 2 grammi al giorno di vitamina C, per il rischio di avere problematiche intestinali, riscontrate in alcuni studi statistici.

Ricordatevi sempre una cosa. Per mettere in commercio un farmaco c’è bisogno in media di fare una sperimentazione della durata di circa 10 anni, per la verifica di effetti collaterali e del giusto dosaggio, stabilendone utilità, farmacocinetica e farmacodinamica. Per vendere un integratore, basta il silenzio assenso del ministero e l’ok alla messa in commercio di un prodotto che non deve dimostrare efficacia. Abbiate cura dei vostri soldi e della vostra salute!

 

RIFERIMENTI

Vitamin C for preventing and treating the common cold. – Hemilä H, Chalker E. – Cochrane Database Syst Rev. 2013 Jan 31;(1)

Vitamin C for preventing and treating the common cold. – Douglas RM, Hemilä H, Chalker E, Treacy B. – Cochrane Database Syst Rev. 2007 Jul 18

A combination of high-dose vitamin C plus zinc for the common cold. – Maggini S, Beveridge S, Suter M. – J Int Med Res. 2012;40(1):28-42.

Vitamin C for preventing and treating the common cold. – Douglas RM, Hemila H, D’Souza R, Chalker EB, Treacy B. – Cochrane Database Syst Rev. 2004 Oct 18;(4)

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Antonio Pacella